Prosegue la nuova rubrica dedicata al mondo delle api nella letteratura con versi di Fedro (sec. I d.C.), originario della Macedonia.
Le api costruirono i loro favi su di una quercia. I fuchi, incapaci per natura a farlo, se ne arrogano il diritto di proprietà. La questione venne, allora, portata davanti al giudice, che, nell’occasione, era una vespa. Sentite le parti in conflitto, la vespa-giudice non sapeva a chi dar ragione: infatti gli insetti visti svolazzare intorno alla pianta di quercia, avevano tutti la taglia del corpo simile e all’apparenza pressoché uguale; quindi avrebbero potuto essere api oppure fuchi.
La vespa si prese tempo per riflettere con scrupolo e pacatezza intorno alla controversa questione, prima di esprimere il suo definitivo giudizio. Alla ripresa del procedimento, l’astuto giudice comunicò ai contendenti che avrebbe assegnata la proprietà del favo a chi di loro ne avesse costruito uno eguale, dimostrando la stessa arte di chi aveva realizzato quello conteso.
A questo punto, però, i fuchi ben consapevoli della loro incapacità, non accettarono la proposta, mentre affermativa fu la disponibilità delle api. Al che la vespa-giudice emise la seguente sentenza:
“Da questo mi rendo ben conto chi siano effettivamente coloro che non hanno mai fatto favi e che, quindi, non li san costruire, ed al contrario chi siano coloro che li san fare. Pertanto stabilisco che sia restituito alle api il frutto del loro abile lavoro!“.
Questa favola, conclude Fedro, io non l’avrei raccontata se i fuchi non avessero preteso quello che non era loro ed avessero rispettato i patti.
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Luca