Cercando qualche lettura non prettamente tecnica inerente al mondo delle api, mi sono imbattuto di recente nel libro “La vita delle api” dello scrittore belga Maurice Maeterlinck, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 1911.
Oltre alle numerose opere letterarie, nel primo trentennio del ‘900, Maeterlinck ha prodotto alcuni saggi naturalistici dedicati alle api e non solo; i più noti sono raccolti in una trilogia dedicata agli insetti sociali:
- La vita delle api (1901)
- La vita delle termiti (1926)
- La vita delle formiche (1930)
In una perfetta fusione fra naturalismo ed abilità letteraria, Maeterlinck ci accompagna in un viaggio attraverso quello che lui chiama il “reame di cera”. Le riflessioni ed i parallelismi con la vita dell’uomo, spingono il lettore ad interrogarsi su questioni etiche e su alcuni preconcetti che spesso si hanno nei confronti degli insetti o degli animali in generale.
Scrive Maeterlinck sul giorno della sciamatura:
“Quel giorno, le misteriose operaie hanno un umore festoso e fiducioso che nulla potrebbe alterare. Si sono staccate dai beni che dovevano difendere e non riconoscono più i loro nemici. (…) Tutti gli esseri hanno, così, un momento di cieca felicità che la natura offre loro quando vuole raggiungere i suoi fini. Non meravigliamoci che le api cadano nel laccio; noi stessi, dopo tanti secoli che osserviamo la natura con l’aiuto di un cervello più perfetto del loro, ci lasciamo pure prendere al laccio e ignoriamo ancora se essa sia benigna, indifferente o bassamente crudele.”
Sulla sciamatura:
“Obbedendo all’ordine dell”anima dell’alveare”, che ci sembra quasi inesplicabile, perché precisamente contraria a tutti gl’istinti e a tutti i sentimenti della nostra specie, da sessanta a settantamila api, sulle ottanta o novantamila della popolazione totale, son per abbandonare all’ora prescritta la città materna.
Non partiranno in un momento d’angoscia, non fuggirano, in una risoluzione subitanea e piena di terrore, una patria devastata dalla carestia, dalla guerra o dal male. Non lasceranno l’alveare che all’apogeo della sua fortuna, allorquando, dopo il lavoro forsennato della primavera, l’immenso palazzo di cera, dalle centomila cellette ben disposte, rigurgita di miele nuovo e di quella farina d’arcobaleno che si dice “il pane delle api” e che serve a nutrire larve e ninfe. Giammai, come alla vigilia della rinunzia, l’alveare è più bello.
Cerchiamo di rappresentarcela, non quale la vedono le api, giacché noi non possiamo immaginarci in che maniera magica si riflettono i fenomeni nei loro occhi, ma quale la vedremmo noi se avessimo la loro statura:
Dall’alto d’una cupola più colossale che non quella di San Pietro in Roma, discendono fino al suolo, verticali, multiple e parallele, gigantesche muraglie di cera, costruzioni geometriche, sospese nelle tenebre e nel vuoto, le quali, salve tutte le proporzioni, non si saprebbero, per la precisione, l’arditezza e la grandezza, paragonare ad alcuna costruzione umana.”
Dopo la sciamatura:
“Benché esposte a certo pericolo, non pensano a ritornare nella dimora abbandonata. Si direbbe che ne hanno irrevocabilmente dimenticato la pace, la felicità laboriosa, le enormi ricchezze e la sicurezza: e tutte, a una a una, fino all’ultima, morranno di freddo e di fame attorno alla loro infelice sovrana, piuttosto che rientrare nella casa natale.”
L’istinto delle api:
“Perché rinunciano al sonno, alle delizie del miele, all’amore, ai godimenti adorabili che conosce, per esempio, la lor sorella alata, la farfalla? Non potrebbero viver com’essa? Non è la fame che le preme: due o tre fiori bastano a nutrirle, ed esse ne visitano due o trecento ogni ora per accumulare un tesoro di cui non gusteranno la dolcezza. A che scopo affaticarsi tanto? Donde deriva tanto ardore? “
Inutile dire che consiglio questo saggio di divulgazione a tutti voi, anche a chi non si intende di apicoltura ma ha interesse nel comprendere il ciclo di vita delle api e ad interrogarsi sulla “loro” e la nostra filosofia di vita.
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A presto!
Luca
Daniele
Ciao Luca, grazie per la segnalazione di questo libro!
Lo leggerò presto!
Un saluto dalla Sardegna.
Daniele
api101
Ciao Daniele, buona lettura allora e un saluto anche a te!
Se le api morissero, avremmo solo 4 anni di vita… – Vitamina bee – Miele e dintorni
[…] Successivamente nel 1901 Maurice Maeterlinck scrisse il celeberrimo “La vita delle api“, di cui parliamo in questo nostro articolo. […]