Quando si parla di Notre-Dame, due cose mi vengono subito alla mente: lo spaventoso incendio dell’aprile del 2019 e le colonie di api che vivono sul tetto della cattedrale.

Personalmente ricordo molto bene i post pieni di preoccupazione delle apicoltrici e degli apicoltori, quando seppero che le fiamme vive stavano minacciando da molto vicino i tre alveari di Notre-Dame.

Ricordo molto bene quando tirammo un sospiro di sollievo quando le immagini dei droni non mostravano alcun danno apparente alle famiglie di api. 

Nel post qui sotto potrete vedere proprio la foto dei suddetti alveari: si trovavano così vicino all’incendio che è spesso difficile spiegare come sia possibile che non gli sia successo niente. 

 

L’INCENDIO DI NOTRE-DAME DI PARIGI

In estrema sintesi, il 15 aprile 2019  alle 18.30 circa, l’incendio iniziò a bruciare il tetto e la guglia centrale di Notre-Dame. Cinque ore dopo, i 500 pompieri impiegati nell’operazione riuscirono a domarlo, per poi spegnerlo più tardi.

Tutto il mondo si unì in un abbraccio stretto: era stato colpito uno dei più grandi simboli della nostra Europa e, dopo le prime paure di un ennesimo attacco terroristico, le autorità ci informarono che si era trattato di un incidente.

Notre-Dame era meta di almeno 13 milioni di visitatori ogni anno e, sebbene personalmente non abbia mai avuto la fortuna di vederla con i miei stessi occhi, spero di poterla visitare nel prossimo futuro.

La distruzione totale della cattedrale venne evitata grazie al soffitto interno in pietra, che ha protetto le navate dal collasso del tetto in fiamme, come si può vedere nel video qui sotto.

Perché il tetto è bruciato? Perché era composto da assi di quercia rivestite da mattonelle di piombo. 

 

LE API DI NOTRE-DAME 

Come mai proprio una colonia di api sul tetto della cattedrale? Perché l’apicoltura urbana ha preso piede nella capitale francese, che conta ben 1000 alveari sparsi per tutta la città.

Le tre famiglie di Notre-Dame appartengono alla società Beeopic Enterprise e si trovano lì dal 2013. 

api notre dame

Al lavoro sul tetto della cattedrale! Foto presa dal profilo Facebook della Cathédrale Notre-Dame de Paris.

 

Questa azienda conta ben 350 apiari sparsi per tutta la città, inclusi quelli che si trovano sul tetto del marchio Louis Vuitton sugli Champs Elysées e quelli vicino al Grand Palais sulla riva nord della Senna.

Sono in buona compagnia: ci sono altre famiglie gestite da altre imprese sugli edifici dell’Opera di Parigi, della Comédie Française, del quartier generale della Coca-Cola e così via!

 

L’IMPORTANZA DELL’APICOLTURA URBANA

Lo scopo dell’apicoltura urbana non è soltanto produrre del miele “cittadino”, ma è soprattutto quello di essere un biomonitor costante dell’inquinamento ambientale.

Ve ne ho già parlato nell’articolo “Miele e Piombo”: le api, attraverso il volo e l’attività di bottinatura, raccolgono le sostanze depositate sui fiori, nell’acqua ed ancora sospese nell’aria. 

Queste sostanze possono essere di origine antropogenica, vale a dire derivate dall’azione umana (metalli pesanti, radioattività etc… ), ma anche totalmente naturali.

Il corpo delle api ed i prodotti dell’alveare contengono queste sostanze ed esaminandoli si ha una fotografia abbastanza chiara del livello di contaminazione dell’area in cui la famiglia ha vissuto.

 

QUALE RELAZIONE TRA NOTRE-DAME E LE API DI PARIGI?

In questo articolo non voglio propriamente parlarvi dell’apicoltura urbana nella capitale francese, ma di come le conseguenze di questo avvenimento tragico non ricadano sulla città soltanto da un mero punto di vista turistico.

Qualche riga sopra ho affermato che il tetto di Notre-Dame era composto da legno ricoperto da mattonelle di piombo. Anche l’altissima guglia centrale era stata principalmente costruita con legno e piombo, così come molti altri abbellimenti architettonici funzionali, come le grondaie.

 

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By Pedro Szekely from Los Angeles, USA – Notre-Dame, CC BY-SA 2.0, Link

 

L’incendio non ha soltanto distrutto la parte legnosa dell’architettura, ma anche tutto quel mare di piombo…

Il piombo scioglie alla temperatura di 327.5 °C e vaporizza a 1700°C. Gran parte delle 460 tonnellate di piombo coinvolte nell’incendio sono semplicemente colate via e hanno formato concrezioni in vari punti della cattedrale. Ne parla Science proprio in questo articolo.

piombo notre dame api

Il piombo si è sciolto e solidificato altrove, formando queste stalattiti metalliche. Fonte: Science.

 

Ad ogni modo in alcune zone le temperature hanno superato i 600 °C: il piombo si è ossidato in particelle microscopiche, formando una sorta di aerosol.

Il risultato è che il piombo è finito nell’aria ed il fumo giallo che usciva dalla cattedrale ne è la testimonianza. 

In questo video, sempre a cura di Science, si riassume a grandi linee il lavoro di restauro e di ricerca scientifica che è stato messo in piedi a seguito dell’incendio.

Quindi dov’è finito tutto questo piombo? Oltre a contaminare l’area immediatamente adiacente a Notre-Dame, si è intrufolato dentro alle arnie degli apicoltori urbani di Parigi.

 

 

VA’ DOVE TI PORTA IL VENTO

E’ interessante quindi dare un’occhiata allo studio pubblicato nella rivista Environmental Science & Technology Letters dal gruppo di ricerca del Pacific Centre for Isotopic and Geochemical Research (PCIGR) dell’Università del British Columbia.

La notte dell’incendio il vento soffiava in direzione est-sud-est e portava con sé il fumo che usciva dalle ceneri di Notre-Dame.

Come abbiamo detto, questo fumo conteneva moltissime particelle formatesi durante la combustione, tra cui anche una parte del piombo del tetto e della guglia.

Nel mese di luglio 2019 la squadra di ricerca ha raccolto 36 campioni di miele provenienti da apiari urbani situati nell’Île-de-France, in altre parole l’intera regione che ha per capoluogo la capitale Parigi.

I campioni sono stati raccolti direttamente dai melari delle famiglie dell’azienda Beeopic. 

Per avere un riferimento pre-incendio, la squadra ha comparato i risultati:

  1. con un campione di miele da apicoltura urbana parigina raccolto nel 2018
  2. con 12 mieli provenienti dalla regione Rodano-Alpi (con capoluogo Lione), di cui 9 procurati da cittadini che praticavano apicoltura a livello hobbistico e 3 acquistati presso attività commerciali.

 

 

I RISULTATI

I 36 campioni dell’Île-de-France sono stati a loro volta divisi in tre insiemi, a seconda della distanza dalla cattedrale:

  1. Zona 1: all’interno della Périphérique, vale a dire la strada di scorrimento veloce ad anello che circonda tutta la zona centrale di Parigi
  2. Zona 2: su o vicino alla Périphérique;
  3. Zona 3: al di là della A86, un’altra grande strada ad anello 
api miele piombo notre dame

Nella foto potete vedere le tre aree, delimitate dalle due grandi strade ad anello.

 

La media geometrica della concentrazione di piombo nei mieli provenienti dalla Zona 1, vale a dire quella più vicina a Notre-Dame è di 0,014 μg/g ed è maggiore di quella del miele dell’annata 2018, pari a 0,009 μg/g.

In entrambi i casi si parla di valori maggiori rispetto a quelli riscontrati nei mieli del Rodano-Alpi: 0,004 μg/g, in media geometrica.

 

Ancora maggiori sono le concentrazioni di piombo nei campioni di miele raccolti nelle aree ad ovest di Notre-Dame, che si trovavano quindi esposte al vento da est-sud-est di quella notte: 0,023 μg/g.

Gli altri campioni provenienti dal centro di Parigi hanno una media di 0,008 μg/g.

Il campione contenente la maggiore quantità di piombo (0,0771 μg/g) proviene da un apiario distante 5 km da Notre-Dame.

 

Come potrete capire dalla tabella qui sotto, il piombo è presente in tutti i mieli esaminati ed è facile comprenderne il motivo, che è totalmente indipendente dai fatti di Notre-Dame. 

 

Ad ogni modo nessuno di questi campioni pone un rischio per la salute umana, se ingeriti: la quantità massima di piombo ammessa in Unione Europea ammonta a 0,10 μg/g per sciroppi, dolcificanti e succhi.

Come ha affermato Dominique Weiss, che fa parte della squadra di ricerca:

I livelli più alti di piombo che abbiamo rilevato sono l’equivalente di 80 gocce di acqua in una piscina olimpionica.

 

 

E ADESSO COME STANNO LE API DI NOTRE-DAME?

Sibyle Moulin, l’apicoltrice che si prende cura delle tre famiglie di Notre-Dame, ha affermato in questa intervista al The Guardian che le api stanno molto bene. 

Nel 2019 hanno prodotto ben 66 kg di miele e, secondo quanto riporta La Repubblica, a seguito delle analisi non si è rilevata alcuna contaminazione da piombo.

Non sono riuscita a fare fact-checking su questa particolare affermazione e, visto che i dati che vi ho riportato parlano chiaro, è da escludere che quel miele sia totalmente incontaminato.

Sono abbastanza sicura che anch’esso avrà le sue 80 gocce di acqua in una piscina olimpionica, e sono altrettanto certa che sarà speciale nel gusto!

 

 

IN TUTTO QUESTO, QUANTO FA MALE IL PIOMBO?

Molto, soprattutto ai bambini, alle donne incinte o con figli piccoli. 

Il sistema nervoso centrale è il target preferito del piombo: le fasce di popolazione più giovani sono più vulnerabili al potenziale neurotossico di questa sostanza. Si parla di riduzione del quoziente intellettivo e delle funzioni cognitive nei bambini fino ai 7 anni.

Quindi, in tutto questo, il piombo di Notre-Dame che è finito letteralmente in fumo… Può fare del male ai parigini?

E’ la domanda che molte associazioni ambientaliste, gruppi di cittadini e scienziati hanno posto al governo francese.

Se l’è posta anche il New York Times, assieme ad altre testate francesi, quando nella sua redazione sono arrivati alcuni documenti che sembravano provare che il governo francese abbia preso la questione sotto gamba.

Ne è nata un’inchiesta molto scottante, dalla quale emerge che il piombo, dopo essersi volatilizzato nell’aria, si è depositato su strade, edifici, parchi pubblici, scuole e così via, ma che la necessaria opera di decontaminazione di queste aree è avvenuta troppo tardi.

Le autorità avrebbero aspettato mesi prima di condurre i primi test sulle superfici delle scuole pubbliche nelle vicinanze della cattedrale e comunque questi studi non hanno coperto la totalità degli edifici destinati all’infanzia.

La decontaminazione dell’area circostante la cattedrale, la più esposta, non è avvenuta immediatamente. Si è conclusa soltanto a luglio del 2019.

In aggiunta, per più di tre mesi il Ministero della Cultura non ha accolto le istanze degli ispettori del lavoro, i quali denunciavano che le misure di sicurezza contro l’esposizione al piombo non venivano rispettate dai lavoratori.

 

 

IN CONCLUSIONE

L’incendio della cattedrale di Notre-Dame non ha soltanto lasciato un segno indelebile nella nostra memoria.

Le reali conseguenze sulla salute dei bambini di Parigi e degli adulti impegnati nei lavori di ricostruizione, se ci saranno, saranno visibili soltanto nel tempo.

Il miele di Parigi, ad ogni modo, non sembra volerci fare del male e le api di Notre-Dame avranno ancora molto da raccontarci.

Il prodotto di punta dell’alveare, così come tutti gli altri, continua a dimostrare di essere un ottimo indicatore della salute dell’ambiente circostante, sia nel lungo periodo che nel caso di esposizione acuta dovuta a fatti catastrofici.

 

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A presto!

Silvia


Tutte le fonti citate, incluse alcune non precedentemente menzionate per approfondimenti:

Timeline delle inchieste del New York Times

Lo studio e articoli correlati:

  1. Honey Maps the Pb Fallout from the 2019 Fire at Notre-Dame Cathedral, Paris: A Geochemical Perspective
  2. Fallout of Lead over Paris from the 2019 Notre‐Dame Cathedral Fire
  3. Lead released in Notre-Dame Cathedral fire detected in Parisian honey

Altre fonti:

 

COPERTINA: “Notre Dame de Paris, brandend. 15 april 2019” di Milliped – Own work, CC BY-SA 4.0, riadattata dall’autore e distribuita con licenza CC BY-SA 4.0 + Cathédrale Notre-Dame de Paris.