Come si è già detto in altri articoli, pur non avendo a disposizione un appezzamento di terra è possibile fare molto per aiutare gli insetti impollinatori. Anche solo sistemare sul davanzale della finestra qualche vasetto contenente piante che vengono visitate dalle api è estremamente importante.
Ma come scegliere queste piante?
La risposta più scontata è quella di rivolgersi ad un vivaio, oppure acquistare dei vasetti nei grandi garden center.
Uno studio pubblicato nel settembre del 2017 ci fa capire che non è poi così semplice.
LO STUDIO INGLESE
Sono state analizzate 29 piante marchiate come “bee friendly” (amiche delle api) per rilevare la presenza ed eventualmente le quantità di pesticidi presenti su fogliame, nettare e polline utilizzando uno spettrometro di massa.
Dallo studio è emerso che il 70% delle piante vendute come “amiche delle api” conteneva insetticidi (neonicotinoidi), le cui concentrazioni in alcuni dei campioni risultavano sufficienti per rappresentare un rischio per le api.
DATI
- Più del 70% delle piante analizzate conteneva pesticidi neonicotinoidi.
- Il pesticida Chlorpyrifos era presente nel 10% dei campioni.
- Insetticidi piretroidi (non selettivi e particolarmente persistenti) erano presenti nel 7% dei campioni.
- Boscalid, Spiroxamine, e altri fungicidi erano presenti nel 40% dei campioni.
- I campioni di polline presi da 18 piante diverse contenevano un totale di 13 tipi diversi di pesticidi.
- I neonicotinoidi Thiamethoxam, Clothianidin, Imidacloprid ed il Chlorpyrifos erano presenti nel polline di cui le api si cibano in concentrazioni maggiori di quelle considerate dannose per le api.
E’ facile comprendere come in questo modo (pur essendo assolutamente in buona fede), anziché aiutare le api non facciamo altro che esporre loro e gli altri impollinatori ad un vero e proprio cocktail di pesticidi.
Certo, qui si parla dell’Inghilterra, ma in Italia come siamo messi?
Per questo ci viene in aiuto un’analisi svolta da Greenpeace International nel 2014 in diversi paesi europei (fra cui anche l’Italia).
I TEST DI GREENPEACE IN EUROPA
Svelo fin da subito che anche in questo caso non c’è molto di cui gioire, ma vediamo meglio i dati a nostra disposizione:
Degli 86 campioni analizzati, 84 di questi contenevano residui di pesticidi.
Di tutte le piante analizzate, solamente il 2% è risultato totalmente esente da residui.
Insetticidi per i quali è stata riconosciuta una particolare attività tossica per le api sono stati trovati piuttosto di frequente; in 68 degli 86 campioni (ovvero nel 79% dei casi) sono stati rilevati pesticidi dannosi per le api.
I tre pesticidi neonicotinoidi proibiti in Europa (Clothianidin – Imidacloprid – Thiamethoxam) sono stati trovati in circa la metà dei campioni analizzati. Per la precisione Imidacloprid (43%) – Thiamethoxam (8%) – Clothianidin (7%), anche in alte concentrazioni.
Questo sta a dimostrare che il veto posto dall’Unione Europea su queste sostanze è purtroppo inefficace, ed evidentemente esistono alcune falle che non ci permettono di proteggere le api non solo in agricoltura ma nemmeno per ciò che concerne le piante ornamentali.
Le cause di questo fenomeno possono essere sostanzialmente due:
- L’utilizzo di queste sostanze viene effettuato illegalmente all’interno dell’Europa.
- Le piante giungono in Europa da paesi che applicano standard qualitativi e di controllo più bassi rispetto a quelli europei.
Questo ci suggerisce che forse è il caso di implementare con urgenza una catena di controllo dei fornitori e soprattutto una chiara tracciabilità dei prodotti anche per le piante ornamentali.
In Europa i risultati più preoccupanti sono giunti da Francia e Svizzera, in cui il 100% delle piante è risultato contaminato con pesticidi dannosi per le api.
In Italia invece su 7 piante analizzate, 3 contenevano pesticidi dannosi per le api (il 43%).
Dati rassicuranti ma non troppo, poiché questa fotografia della situazione italiana, affiancata a quella degli altri paesi europei, conferma il fatto che attualmente anche per le piante ornamentali i pesticidi vengono comunemente utilizzati.
Per correttezza voglio puntualizzare che il fatto che siano stati trovati residui di pesticidi non significa automaticamente che le api o gli impollinatori muoiano stecchiti. Il problema è che la soglia di tolleranza veniva ampiamente superata in svariati campioni.
Quindi mi chiedo: perché si irrorano queste piante ornamentali con pesticidi ed altre sostanze dannose per gli impollinatori se poi vengono vendute come piante “amiche” degli impollinatori?
CONCLUSIONI
Le cose migliori da fare, suggerisce lo studio inglese, sono principalmente tre:
- Andare alla ricerca di piante non contaminate (farle crescere dal seme può essere una buona opzione).
- Barattare piante con chi ne ha a disposizione.
- Rivolgersi ad un vivaio certificato biologico.
Un’altra cosa importante che possiamo fare quando compriamo piante in un vivaio o in un garden center, è chiedere sempre se queste sono state trattate con pesticidi.
Il solo fatto di domandare mette in evidenza l’esigenza da parte dei consumatori di acquistare piante libere da pesticidi, motivando sul lungo periodo i vivaisti più sensibili ed i garden center a cercare di utilizzare piante che non danneggino gli impollinatori.
Facciamo valere le nostre scelte supportando quelle attività che promuovono l’utilizzo di piante libere da pesticidi, che gli impollinatori di problemi ne hanno già a sufficienza!
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A presto!
Luca.
Fonti:
- Ornamental plants on sale to the public are a significant source of pesticide residues with implications for the health of pollinating insects – 2017 – Lentola A. et al.
- Toxic Eden: Poisons in your garden – 2014 – Report di Greenpeace (Disponibile su questa pagina sia in inglese che in italiano)
Maria Teresa Lisi
Grazie Luca! Io ho le arnie in un boschetto lontano da strade e inquinamento e vorrei aggiungere piante per le mie api. In estate ho fatto delle talee di lavanda (dalle piante che ho in giardino) ma ho comperato piantine di rosmarino e salvia..senza pensare che potrebbero essere trattate con pesticidi!!! Secondo te tenendole qualche mese in vaso prima di trapiantarle vicino alle arnie potrebbero”depurarsi”? D’ora in poi farò attenzione a dove le compro!!!
Luca
Ciao Maria Teresa! Non è affatto strano acquistare piante come salvia e rosmarino e dare per scontato che non siano state trattate con pesticidi, anzi!
Io e Silvia in verità siamo rimasti molto sorpresi dai risultati degli studi che abbiamo analizzato per scrivere questo articolo.
Il tempo di permanenza dei pesticidi sulle piante varia in base ai prodotti che vengono utilizzati, alcuni permeano la pianta per breve tempo, altri invece possono rimanere attivi e far danni anche su tempi più lunghi.
Nel caso dei neonicotinoidi ad esempio si parla di insetticidi sistemici, vale a dire che se la pianta viene innaffiata o irrorata con questi insetticidi essi si diffondono all’interno dei tessuti, raggiungendo quindi anche polline e nettare.
Questo tipo di insetticidi può rimanere in circolo nella pianta e renderla tossica per le api anche per 3-4 anni.
Dato che ci hai detto che conosci l’inglese, ti lascio il link ad un video in cui Dave Goulson (Professore di biologia dell’Università del Sussex) ci parla proprio di questo tema:
Prof Dave Goulson investigates pesticides And Bees
Dave Goulson (in seguito alla realizzazione del video che ti ho linkato) ha partecipato anche alla realizzazione di uno degli studi che abbiamo utilizzato per realizzare questo articolo.
Ciao e a presto!