Perché è importante parlare del prezzo del miele? Non soltanto perché questo influisce sulle tasche dei consumatori, ma anche sul sostentamento delle aziende apistiche, sia nazionali che mondiali.


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Ne ho parlato nel mio precedente articolo: per il consumatore il costo a scaffale è un fattore spesso determinante nella scelta del prodotto. Talvolta quello più economico è il preferito, ma non è sempre così.

E per quanto riguarda il produttore? Non so se avete avuto modo di parlare direttamente con gli apicoltori: negli ultimi tempi c’è una litania che viene spesso cantata dagli appartenenti al settore e che suona più o meno così:

Con questi prezzi, siamo al livello della sopravvivenza. Chissà se il prossimo anno saremo ancora aperti…

Non sempre è una mera voglia di lamentarsi di tutto, c’è un bel fondo di verità in queste affermazioni.

Negli ultimi dieci anni le statistiche affermano infatti che il prezzo del miele è sempre più in calo, oppure se ci sono aumenti non sono sufficienti a garantire una sostenibilità economica d’impresa. Proviamo a dare una risposta a questo dilemma ed esaminiamo le variabili che influiscono sul prezzo del miele, inteso come materia prima.

 

UN PO’ DI ECONOMIA

I prezzi dei beni e dei servizi oscillano in un gioco continuo e dipendono da molti fattori. Cercando di vederla fin da adesso nell’ottica del mercato del miele, questi possono alzarsi o abbassarsi perché:

  1. C’è un aumento o una diminuzione della domanda di miele, in altre parole se ne consuma di più o di meno;
  2. Varia il numero delle arnie possedute;
  3. La loro capacità produttiva varia, quindi varia l’andamento produttivo annuale;
  4. C’è un cambiamento dei costi lungo la filiera di produzione e/o distribuzione;

Cerchiamo di affrontare ognuno di questi quattro punti singolarmente.

LA DOMANDA DEL MIELE

In un mercato libero la domanda e l’offerta di un bene o di un servizio giocano finché il prezzo non raggiunge il giusto equilibrio. In altre parole, se c’è molta richiesta il prezzo tenderà a salire, mentre se c’è poca richiesta, esso tenderà a scendere.

E’ così anche per il miele? Se il prezzo sta scendendo o non sale abbastanza, è forse perché noi non ne mangiamo abbastanza?

Nel mondo si registrano due trend abbastanza importanti:

  1. la crescita costante dell’intera popolazione terrestre;
  2. l’aumento della ricerca di alimenti ritenuti più sani e naturali.

Entrambi i fattori agiscono anche sul nostro mercato.

Nel 2018 in Europa abbiamo prodotto ben 238.000 tonnellate circa di miele. L’Europa ha un grado di autosufficienza del 60%, quindi significa che il 60% della domanda di miele è coperta dalla produzione interna, mentre il 40% viene importato dal resto del mondo.

andamento import export miele europa prezzo del miele

Fonte: Fonte: Calcolato da ITC sulla base delle statistiche UN COMTRADE e ITC (http://www.intracen.org)

 

Questo significa che c’è una domanda crescente verso il nostro prodotto, la quale non riesce ad essere soddisfatta dalla produzione interna. Dal 2007 ad oggi le importazioni sono cresciute del 56%, con un tasso di crescita medio annuale del 4,71%.

Anche le esportazioni sono cresciute in positivo: +67% in 10 anni e 5,71% medio annuo.

Questo andamento si ha anche per altri mercati molto importanti, come gli Stati Uniti. Dal 2010 il consumo di miele pro capite è aumentato del 29%, mentre il consumo totale è cresciuto da circa 165.000 a 248.000 tonnellate.

Nel grafico qui sotto si può vedere l’andamento delle importazioni di miele negli Stati Uniti: +88% dal 2007 al 2017. Come potete vedere sono in costante crescita, mentre le esportazioni languono e sono molto al di sotto dei quantitativi europei.

andamento import export miele stati uniti prezzo del miele

Fonte: Calcolato da ITC sulla base delle statistiche UN COMTRADE e ITC (http://www.intracen.org)

 

A questo punto affermerei con una certa sicurezza che la domanda mondiale del miele sia in crescita e perciò dovrebbe esserci un aumento del prezzo del miele. Più mangiatori ci sono, più il prezzo dovrebbe salire, ma non sembra essere così.

 

IL NUMERO DELLE ARNIE

L’andamento oscillante del prezzo del miele potrebbe dipendere dal numero delle arnie presenti nel mondo. Più il numero di queste arnie aumenta, più miele dovrebbe essere disponibile sul mercato, con un conseguente abbassamento del prezzo di vendita. Affrontiamo questo secondo tema.

andamento alveari unione europea prezzo del miele

Fonte: FAOSTAT

 

In Europa il numero delle arnie presenti sembra essere in lieve aumento. Il trend negli ultimi 10 anni è positivo, si parla di un +14% del numero delle arnie: da 11,78 milioni a 13,45 milioni. Un buon numero, ma non sconvolgente: il tasso medio annuale di crescita è di +1,36%, quindi la crescita è abbastanza lenta.

andamento alveari italia prezzo del miele

FONTE: Osservatorio nazionale del miele

 

Dal 2008 al 2017 sono cresciute di un buon +10% e se guardiamo nel lungo periodo il trend di crescita medio annuo è di +3,4%.

andamento alveari mondo prezzo del miele

Fonte: FAOSTAT

 

Nel mondo la crescita è stata un po’ più sostenuta: da 74,98 milioni nel 2007 a 91 milioni nel 2017. Un tasso di crescita del 21%, mentre la media annuale si attesta a 1,96%.

Tutto questo significa che il numero delle arnie sta crescendo, ma proviamo adesso a guardare la loro capacità produttiva attraverso il dato dell’andamento della produzione del miele.

 

LA CAPACITÀ’ PRODUTTIVA DELLE ARNIE

In tutto il mondo si registrano delle stagioni apistiche tendenti al mediocre. Il cambiamento climatico rende del tutto imprevedibile la produzione annua di miele, quindi anche la capacità produttiva media per arnia subisce una certa oscillazione.

Oltre al cambiamento climatico, ci sono molti altri fattori che stanno incidendo negativamente sulla capacità produttiva delle arnie in tutto il mondo.

All’aumento della popolazione mondiale sta corrispondendo un aumento vertiginoso delle superfici destinate all’agricoltura, spesso intensiva.

Questo significa:

  1. meno cibo per le api;
  2. impoverimento e distruzione dell’ambiente per l’uso di agrofarmaci e per l’aumento generale dei livelli di inquinamento (atmosfera, acqua e suolo).

In aggiunta, non vogliamo certo dimenticarci di queste altre problematiche strettamente connesse all’apicoltura:

  1. lo spopolamento delle colonie;
  2. l’arrivo di nuovi predatori;
  3. l’insorgenza di nuove malattie.

Ad esempio quest’anno in particolare, la produzione del miele di acacia in Italia ha subito un contraccolpo molto forte per via delle piogge e del tempo freddo durante il mese di maggio. Guardiamo comunque i dati a lungo termine del nostro paese.

Il grafico elaborato dall’Osservatorio Nazionale del Miele è abbastanza emblematico: si registrano impennate nelle produzioni durante le annate buone e crolli sistematici durante quelle peggiori. Ad ogni modo l’andamento nel lungo periodo è di crescita, ma non è un dato positivo quando lo si relaziona al breve termine.

andamento produzione miele italia prezzo del miele

Fonte: Osservatorio Nazionale del Miele

 

La resa media per alveare varia da Nord a Sud, ma a livello nazionale per il 2018 ammonta a circa 30 kg di miele per alveare.

Guardiamo qualche dato europeo:

  1. si contano ben 17.5 milioni di arnie, gli apicoltori sono circa 600.000;
  2. la produzione media per alveare si stima attorno ai 25 kg per alveare;
  3. nel 2018 sono stati prodotti ben 238.000 tonnellate circa di miele, per cui l’Europa è il secondo produttore al mondo dopo la Cina.

In questo grafico vediamo la produzione totale dei maggiori produttori europei di miele: Germania, Ungheria, Spagna, Italia e Francia.

andamento produzione miele europa prezzo del miele

Fonte: FAOSTAT

 

Come potete osservare ci sono sia picchi che cadute e spesso le linee si sovrappongono. In altre parole, se crolla/aumenta la produzione in un paese, è molto probabile che ci sia lo stesso andamento nel resto dell’Europa. Lo si vede proprio nel grafico qui sotto.

andamento produzione miele unione europea prezzo del miele

Fonte: FAOSTAT

 

E cosa dire del Sud America? La situazione è simile a quella europea.

andamento produzione miele sudamerica prezzo del miele

Fonte: FAOSTAT

 

Dopo aver trattato i vari casi regionali, proviamo adesso a dare uno sguardo a livello globale.

andamento produzione miele mondo prezzo del miele

Fonte: FAOSTAT

 

La produzione di miele dal 2007 al 2017 è cresciuta di ben 407.000 tonnellate di miele. Produciamo circa il 28% in più di miele.

Come potete vedere, sembra che non ci siano apparenti picchi di produzione, ma solo costante crescita a livello globale… Non vi sembra un po’ strano? Non vi aspettereste una qualche somiglianza ai grafici dedicati ai maggiori produttori europei e sudamericani, con picchi e rialzi?

Proviamo a capirci di più.

 

INCROCIAMO I DATI

Nel 2017 i maggiori produttori di miele sono stati:

principali produttori prezzo del miele

Fonte: FAOSTAT

 

Il divario è abbastanza evidente. La Cina si attesta come primo produttore mondiale di miele con ben 551.476 tonnellate. L’Unione Europea è seconda, come affermato qualche riga sopra.

Adesso proviamo ad incrociare qualche dato. Guardiamo l’andamento globale della produzione del miele, delle esportazioni e del numero di arnie. Si nota una crescita dei numeri, mai una diminuzione.

andamento produzione miele esportazione arnie

Fonte: Calcolato da ITC sulla base delle statistiche UN COMTRADE e ITC (http://www.intracen.org) + FAOSTAT

 

Diventa davvero lecito chiedersi chi/cosa sia a far mantenere questa costanza positiva. Le criticità che stanno rendendo difficile la produzione di miele non sono localizzate in singole regioni del nostro pianeta, ma si applicano a livello globale.

Può comunque darsi che un’annata negativa in Europa possa corrispondere ad una più che soddisfacente in Sud America o in Asia, ma la somma di entrambe le situazioni non può sempre e comunque corrispondere ad un andamento generalmente positivo.

Diamo adesso un’occhiata al maggior produttore mondiale di miele, ovvero la Cina.

LA SITUAZIONE CINESE

andamento produzione esportazioni arnie cina

Fonte: Calcolato da ITC sulla base delle statistiche UN COMTRADE e ITC (http://www.intracen.org) + FAOSTAT

 

Direi che la situazione si sta facendo sempre più chiara. Dal 2007 al 2017 la Cina ha aumentato la sua produzione annuale di quasi 200.000 tonnellate di miele, in pratica il 54% in più, con un tasso di crescita medio annuo del 5,4%.

Le esportazioni hanno fatto il botto: +100% in soli 10 anni, con una media annua di 8,46%.

E le arnie? Sono aumentate soltanto di 590.000 unità, passando da 8,57 a 9,16 milioni (+6,8%) con una crescita media del 0,70 all’anno.

Più che in Danimarca, stavolta c’è del marcio in Cina. Cosa sta accadendo nel colosso asiatico? Come mai la sua produzione di miele (e di conseguenza le sue esportazioni nel mondo) è in costante crescita?
Risulta alquanto difficile credere che le problematiche che colpiscono il nostro settore non abbiano alcuna conseguenza negativa all’interno dei confini cinesi. Ad aggravare la situazione, i livelli di inquinamento rilevati in questa specifica parte del mondo sono talvolta addirittura peggiori rispetto ad altre zone del pianeta.

COSA DICONO GLI ESPERTI

Gli esperti del settore affermano che l’anomalia cinese si riflette negativamente sull’andamento dei prezzi del mercato del miele, ormai da almeno 20 anni. In che modo?

Le migliaia di tonnellate di miele cinese si riversano sul mercato internazionale come un fiume in piena, a prezzi estremamente bassi. Questo costringe tutti gli operatori internazionali a diminuire le loro offerte, pena il rimanere fuori mercato. In altre parole, tutti coloro che propongono il miele sul mercato sono obbligati diminuire i prezzi, perché chi compra tende a preferire un prodotto più economico rispetto al loro.

Come potete vedere in questo grafico, le oscillazioni al ribasso sono abbastanza chiare.

andamento prezzo del miele

Fonte: Eurostat

CONCLUSIONI

Il fiume di miele cinese sta quindi danneggiando il sistema economico del mondo apistico mondiale.

Prezzi così bassi, o con oscillazioni estremamente vistose, non garantiscono la possibilità al settore di rinnovarsi, investire e migliorarsi. L’età media degli apicoltori avanza, in quanto i giovani non vedono il nostro settore come “abbastanza redditizio”.

Sono molte le aziende apistiche in tutto il mondo che ogni anno sono costrette a chiudere o a rivedere la loro attività. Un caso emblematico è quello degli Stati Uniti: produrre il miele spesso non conviene, dati i prezzi, quindi si sono buttati nel business dell’impollinazione.

Durante il mese di febbraio milioni di arnie si riversano nei mandorleti californiani: ogni arnia da impollinazione viene pagata attorno ai 150$. E’ un affare molto redditizio.

Ma una domanda rimane: come fa la Cina a produrre costantemente senza mai un’inflessione ed a prezzi così competitivi? Come è possibile che le loro arnie, con una crescita molto lenta nei numeri, continuano ad essere così tanto produttive?

Infine: è davvero solo e soltanto colpa della Cina?

Ne parleremo in un successivo articolo!

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A presto!

Silvia


FONTI:

  1. Bee Culture – 2018 annual honey report
  2. Analisi di mercato e prime valutazioni sui danni economici per la campagna produttiva 2019
  3. A STUDY OF THE CAUSES OF FALLING HONEY PRICES IN THE INTERNATIONAL MARKET
  4. ANDAMENTO PRODUTTIVO E DI MERCATO PER LA STAGIONE 2018
  5. The Current Situation on the International Honey Market
  6. European Commission – Honey Market Presentation7
  7. American Bee Journal – International Honey Reports